Speciali

Rainer Maria Rilke

Secolo XX
Austria

L'Autore - Rainer Maria Rilke. Nato a Praga nel 1875, muore a Montreux nel 1926. Figlio di un modesto funzionario delle ferrovie, abbandona presto la carriera militare cui il padre lo ha destinato, per dedicarsi agli studi letterari, incoraggiato dalla madre. Studia a Linz, a Monaco, a Berlino e già dal 1896 collabora con periodici bavaresi su cui pubblica racconti e novelle, saggi, recensioni, ballate e drammi. Contribuisce alla sua formazione una stretta relazione con Lou Andreas-Salomé, già amica e frequentatrice di Nietzche e di Freud. Viaggia in tutta Europa ed in Russia, dove intrattiene rapporti con Lev Tolstoi. In Francia collabora col grande scultore Auguste Rodin per il quale svolge per un certo tempo la funzione di segretario. Notevole, in tutta la sua produzione poetica, l’espressione di una religiosità completamente terrestre e la grande sensibilità per i valori musicali e semantici della lingua.
A Valmont Vallese, nei pressi di Montreux, muore di leucemia nel 1926.
Principali opere: Raccolte poetiche - Il Libro d’Ore (1889/93), Il Libro delle Immagini (1902), Canzone d’Amore e di Morte dell’Alfiere Cristoforo (1906), Nuove Poesie (1907/08). Segue il romanzo-diario autobiografico I Quaderni di Marte Laurids Brigge (1910), dopodiché riprende la produzione poetica con Cinque Canti (1914), Elegie Duinesi (1923), e Sonetti a Orfeo (1923), opere nelle quali indaga sul mistero della vita e della morte. Sono da segnalare anche i cicli di racconti giovanili La Felicità Bianca (1896/97) e Le Storie del Buon Dio (1900/04).

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Le quattro poesie appartengono alla raccolta “Nuove Poesie”, la cui seconda parte nacque durante l’esperienza parigina e nel segno del genio di Auguste Rodin, al quale è dedicata (A mon grand Ami Auguste Rodin).
La concretezza, la plasticità, la luce della scultura (e infine il suo opporsi all’aggressione del tempo) sono trasferite in questi “oggetti in poesia”, in queste erme-involucro dei valori terreni, alzate a scandire il cammino del nostro rapporto con l’esistere, conformemente alla grande poetica rilkiana di trasposizione dell’esperienza terrena nell’eternità: un processo qui tanto più palese in quanto “il fiore” è sempre stato il convenzionale simbolo dell’effimero.
(Marino Marchello).



ELIOTROPIO PERSIANO (Parigi, estate 1908)


Sembra, per la tua amica, altisonante
la lode della rosa? Allora scopri
l’erba dal bel ricamo, gli eliotropi;
sovrasta col fruscio loro incessante
il garrulo bul-bul che la compagna (1)
(ove a lei piace) canta e ignora quasi.
Parola dolce, vedi, s’accompagna
di notte ad altre, folte nelle frasi,
e un vivo malva di vocali dosa
fragranze nell’alcova silenziosa;
così questa trapunta delle foglie
nitide stelle in grappoli raccoglie
fuse a un silenzio che ogni orlo cancella,
che odora di vaniglia e di cannella.

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INTERIORITÁ DI ROSE (Parigi, 2 agosto 1907)


Ove è di questo interno
l’esterno? Simile bisso
è fascia a quale infermo?
A qual cielo è specchio lo schermo,
lacustre abisso,
di queste aperte rose,
non pensierose; oh arcano!
ariose fra altre ariose
cose, quasi che mano
tremula dissiparle non possa.
Non sanno, no, temperanza:
a sazietà inclini,
spazio par tracimi
dai grembi, in esuberanza,
per saturarne i giorni
vieppiù ad ogni vespro opimi
finché tutta l’estate formi
una stanza, in sogno, una stanza.

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ORTENSIA AZZURRA (Parigi, luglio 1906)


L’opaco scabro verde che rimane
da mestiche su vetro è in queste foglie;
su, nei corimbi, il blu non si raccoglie,
ma eco è d’azzurrità lontane
ed un vago di lacrime lo accoglie,
quasi un volere che svanisca ancora:
in giallo, in viola, in grigio trascolora
come fa il blu in vergati antichi fogli;
è lo sbiadito di lisi grembiulini,
cose dismesse cui nulla accade più;
avverti il breve dei piccoli destini.
Ma ecco, all’improvviso il blu riesplode
in uno dei corimbi, e sai: quel blu,
pura emozione, del suo verde gode.

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ORTENSIA ROSA (Parigi, autunno 1907)


Chi di questo rosa si è appropriato?
Chi seppe che il corimbo ne era pieno?
Questo, a cui il mite rosso or viene meno
come ad un fregio l’oro: consumato.
E nulla in cambio a tanto rosa anela!
Crede nell’aria sia e sorrida ancora?
o fra angeli accolto, con cautela,
mentre, svanendo, generoso odora?
O forse è lui che sperpero ne fa
perché occultargli lo sfiorire spera.
Sotto il rosa però in ascolto c’era
un verde che ora è vizzo e tutto sa.

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NOTE di Larkie

(1) - bul-bul = sorta di usignuolo persiano




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